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PENSATOIO DI IDEE

sabato 19 ottobre 2013

PERICOLO AMBIENTALE IN ITALIA


Una nuova Ilva sta per esplodere: in Italia 900 mila serbatoi a rischio

L'UCC (Associazione Costruttori di Caldareria) lancia l'allarme: «Nel nostro Paese le società di distribuzione di GPL disattendono da circa dieci anni le disposizioni di legge che impongono una nuova certificazione dei serbatoi ricondizionati e interrati. In grave pericolo sono l'ambiente e i privati cittadini ignari di tutto»

L'allarme arriva da UCC (Associazione Costruttori di Caldareria): in Italia circa 900 mila serbatoi interrati mettono in pericolo l'ambiente e l'incolumità di migliaia di famiglie, perché da oltre nove anni le società di distribuzione di GPL disattendono le disposizioni di legge in materia di attrezzature a pressione. «Se le autorità competenti non faranno nulla - afferma Luca Pellizzer, presidente di UCC - presto potrebbe scoppiare una nuova Ilva sottoterra».
«Si tratta di serbatoi prodotti più di venti anni fa per un uso fuori terra e che oggi vengono utilizzati dalle società del gas come serbatoi interrati», spiega Luca Pellizzer. «Questa modalità di riutilizzo rappresenta una vera e propria modifica della loro destinazione d'uso e, come tale, deve essere soggetta ad una nuova certificazione, come disposto dal Decreto Ministeriale n. 329 del 2004, in accordo alla direttiva PED».
Nel nostro Paese tali disposizioni, confermate anche da un recente provvedimento del Ministero dello Sviluppo Economico - attestante che questa tipologia d'intervento costituisce a tutti gli effetti una modifica del serbatoio e che quindi, in conformità alla legge vigente, comporta l'obbligo di una nuova certificazione -, vengono puntualmente disattese fin dalla loro introduzione. «Le società di distribuzione di GPL - continua Luca Pellizzer - prendono questi vecchi serbatoi, li ricondizionano e li interrano, senza la corretta certificazione, che  attribuisce il marchio CE al prodotto e che lo rende commerciabile nel territorio europeo».
Questa palese ed anomala violazione della legge, rimasta fino ad ora nascosta, rappresenta un enorme problema: «Il rischio ambientale è elevatissimo - conferma il presidente di UCC -: questi serbatoi vengono infatti rimessi in esercizio sotto terra senza che vengano effettuate verifiche sulla tenuta della lamiera e sullo stato generale di conservazione del prodotto. Anche il rischio di incidenti è enorme; in ballo c'è l'incolumità di migliaia di persone, che non vengono minimamente informate sulle reali condizioni del serbatoio dato loro in comodato d'uso o venduto. Siamo quindi di fronte ad una chiara violazione di tutti i principi sanciti in materia di tutela del consumatore e di utilizzo del prodotto più sicuro».
Questa tragica situazione coinvolge in prima linea i costruttori: questi serbatoi vengono infatti ricondizionati senza che il distributore di GPL modifichi la targa identificativa del produttore originario, ignaro della modifica eseguita sul proprio manufatto, ma che sarà comunque chiamato in prima persona a rispondere in caso di eventuali incidenti. «Per UCC è fondamentale tutelare l'interesse dei costruttori, perché questo vuol dire garantire il rispetto e l'applicazione delle disposizioni di legge e della migliore regola tecnica, e l'utilizzo esclusivo di prodotti sicuri», sostiene Luca Pellizzer.
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha invitato UCC ad eseguire un monitoraggio del mercato, segnalando eventuali anomalie e situazioni a rischio riscontrate. «Siamo convinti che la qualità e la sicurezza non abbiano prezzo - conclude Luca Pellizzer -. Per questo invitiamo tutti coloro che hanno presso le proprie abitazioni serbatoi interrati a richiedere alla ditta installatrice se si tratti di serbatoi ricondizionati e a pretendere che venga rilasciato loro un libretto d'uso e manutenzione e la certificazione a marchiatura CE. Noi abbiamo già provveduto ad attivare un servizio per verificare quali siano i serbatoi privi di marchiatura CE che pertanto non possono restare in esercizio. Per i cittadini che avessero necessità di supporto, UCC mette a disposizione le sue competenze da attivare mediante una segnalazione alla casella e-mail caldareria@anima.it. Prima che la magistratura subentri alla politica, ci auguriamo che ci sia il buon senso di mettere fine a questo scempio che mette a rischio la popolazione e l'ambiente come è avvenuto per l'Ilva».
Foto: ANSA

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