spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

domenica 9 febbraio 2014

IL FUTURO DELLA BIOARCHITETTURA


La “casa efficiente” di Werner Sobek nel cuore di Berlino

Inserito da Francesca Petretto il 06-03-2013





Da poco più di un anno la cancelliera Angela Merkel ha inaugurato la “House Efficiency Plus” di Werner Sobek, nel cuore della capitale tedesca, non lontano dalla sede centrale della TU – Università Tecnica, a pochi metri dalla Kurfürstendamm – promenade architettonica e commerciale di Berlino, da sempre centro di affari anche dopo la caduta del Muro – nella Fasanenstraße, al n.c. 87. La casa del domani, così è stata definita da esperti e non in materia di sostenibilità energetica ed architettonica, si propone come un prototipo fattivo di idee e sperimentazioni già maturate da anni nei centri ed istituti di ricerca delle più prestigiose scuole di architettura e facoltà di ingegneria dell’intera Germania. Il padre del progetto, l’architetto tedesco Werner Sobek, è conosciuto tra gli addetti ai lavori come il “genio del triplo zero”: resosi celebre per aver progettato dal 2000 ad oggi unicamente edifici autosufficienti, ovvero che non producono emissioni nocive e non inquinano il territorio, anche perché realizzati con materiali assolutamente riciclabili, Sobek è inoltre professore emerito e direttore dell’Ilek – Institut für Leichtbau Entwerfen und Konstruieren, ovvero per la bioedilizia/progettazione e costruzione di strutture leggere, presso l’Università di Stoccarda. Frutto di un concorso bandito dal ministero dell’Edilizia e vinto da Sobek insieme al suo team di architetti e ricercatori universitari, l’edificio è attualmente abitato da una famiglia di 4 persone e per un periodo massimo di permanenza di tre anni, alla scadenza dei quali che ne è previsto lo smantellamento e l’eventuale riutilizzo, anche sotto altre forme e per altri fini, essendo tutti i suoi componenti e la sua struttura appunto riciclabili. L’obiettivo è naturalmente quello di perseguire il massimo confort col minor dispendio energetico possibile.
Il Governo Federale ha investito circa tre milioni di euro per la realizzazione di questo progetto e il finanziamento della ricerca che ne è alla base, nel tentativo di coniugare l’edilizia unifamiliare con il problema della mobilità urbana, di cui naturalmente una città di quasi quattro milioni di abitanti qual è Berlino soffre, come tutte le altre metropoli: se l’esperimento darà buoni risultati, esso potrà offrire un contributo decisivo in settori come la bioarchitettura e il trasporto con veicoli elettrici. Tornando agli inquilini del progetto pilota: si è pensato al fabbisogno di una famiglia media, due genitori e due figli adolescenti, prendendo come riferimento “energetico e spaziale” i consumi standard delle famiglie tedesche e le loro necessità abitative base (in realtà un sogno al giorno d’oggi per molte famiglie della cosiddetta classe media): 130 mq distribuiti su due piani, tre camere da letto, servizi, cucina, spazi comuni. Nonostante efficientissimi dispositivi tecnici trasformino la casa in una perfetta «macchina per abitare», il confort all’interno è assicurato ai massimi livelli, compresa la presenza di un giardino concluso sul quale si affacciano tutti gli spazi privati dell’abitazione; oltre naturalmente a un garage nel quale parcheggiare e ricaricare i veicoli.
A tal proposito è importante ricordare che anche le principali case automobilistiche tedesche, Mercedes, Bmw, Volkswagen e Opel, hanno offerto il loro supporto pecuniario e materiale all’iniziativa mettendo a disposizione dei residenti automobili e motociclette, a rotazione. Per quanto riguarda l’impiantistica vera e propria, dicevamo: la casa appare come un parallelepipedo di vetro nel quale lo spazio abitativo si estende per 130 mq distribuiti su due piani. Pannelli di vetro opaco e trasparente si alternano sulle facciate in posizioni studiate per ridurre al minimo le dispersioni termiche, per ottenere la massima permeabilità della luce naturale e regolare in modo ottimale l’irradiazione solare. Tutte le pareti esterne sono coperte da pannelli fotovoltaici, mentre una pompa per l’assorbimento del calore della terra fornisce energia e riscaldamento 

L’ottimizzazione energetica combinata con l’integrazione di sistemi fotovoltaici e a energia solare conferisce al progetto la sua principale caratteristica, quella di produrre un surplus di elettricità doppia del fabbisogno. Questa, oltre ad alimentare la casa e a ricaricare i veicoli elettrici a disposizione, viene convogliata nella rete pubblica, contribuendo così alla politica municipale di risparmio energetico, secondo un sistema già collaudato da tempo qui in Germania, nell’utilizzo ideale delle fonti di energia cosiddette alternative. L’obiettivo è dunque non solo l’auto-sostentamento, ma anche l’eliminazione di dannose/poco proficue dispersioni di energia utile (e preziosa). L’energia prodotta è memorizzata in batterie ad alto rendimento e viene utilizzata anche per ricaricare/rifornire i veicoli elettrici dei padroni di casa, in perfetta linea con il motto: “la mia casa è la mia stazione!”. La passione tutta tedesca per i materiali naturali, riciclabili e “reversibili” per antonomasia, gioca poi un ruolo fondamentale nel progetto di Sobek: i metodi tradizionali di fabbricazione e assemblaggio, molti materiali ad utilizzo su larga scala nell’architettura odierna, sono infatti artefici di più che considerevoli perdite di calore e dunque di energia e prevedono la demolizione, prima o poi, senza alcuna possibilità di recupero del materiale stesso, perché di scarsa qualità – spesso – o di difficile riutilizzazione a causa del naturale processo di deperimento in opera. L’idea è che niente debba essere perso, risorse preziose, materiali, per le generazioni del futuro e per salvaguardare quel poco di buono che è fino ad oggi sopravvissuto. Naturalmente la “casa efficiente” è una “casa intelligente”: il cuore energetico dell’edificio è situato in una sorta di “sala macchine”, ma può essere agevolmente controllato e visualizzato da tutti gli abitanti della casa grazie a due pannelli “touch” e “smartphone” situati nella zona giorno. Un sistema di controllo che aiuta a determinare agevolmente la strategia ottimale di ricarica anche delle auto ed altri veicoli elettrici – come scritto poco sopra. Sembra un’idea fantascientifica o degna di un romanzo di Bradbury o Dick, ma tali, a pensarci bene, furono all’inizio la diffidenza e la sorpresa di molte massaie europee di fronte alla comparsa nelle loro case delle prime lavatrici o lavastoviglie! L’architettura contemporanea incontra in questo progetto in piccola scala la tecnologia innovativa con felici risultati, almeno per quanto è stato possibile verificare fino ad oggi. Essa dialoga con la complessità del panorama cittadino: dunque niente di astratto o avulso dalla realtà, ma fortemente interagente con essa. D’altro canto l’equipe che ha lavorato al progetto e vinto il concorso bandito dal Ministero, vanta eccezionali e diversificate collaborazioni: non solo l’Associazione dell’Università di Stoccarda, Istituto per le strutture leggere e di progettazione concettuale del Prof. Dr.-Ing. E.h. Werner Sobek, cui si faceva riferimento poco sopra, ma anche l’Istituto per l’Edilizia Energetica, il Dipartimento di Fisica delle Costruzioni, l’Istituto di Ingegneria Industriale e di Tecnologia della stessa Università. Il concetto architettonico dell’efficienza della casa si basa su una divisione tripartita: il fronte sulla strada – come una vetrina collegata all’interno con monitor e display –  con un parcheggio/spazio di carico per le auto elettriche; il cuore dell’edificio che monitora nel ripostiglio-sala macchine tutte le funzioni tecniche; lo spazio interno composto dalle tre camere da letto, soggiorno e cucina (senza dimenticare il giardino privato sul lato opposto al fronte stradale). Nei primi mesi successivi alla sua inaugurazione, i visitatori potevano interagire col progetto, naturalmente seguendo dei percorsi guidati. L’obiettivo era quello di educare non solo al dialogo sociale ma anche alla comprensione di una macchina tanto complessa nella sua progettazione quanto di facile utilizzo per tutti gli utenti. I visitatori erano così invitati a sperimentare monitor e display integrati nella parte pubblica della casa, al fine di seguire il bilancio energetico dell’edificio e di scoprire la casa del futuro, auspicando tale esperienza fosse di ispirazione per le loro “future” case e per  la creazione di ambienti urbani «dal volto umano». Come è noto il Governo tedesco mira da tempo alla riduzione del consumo energetico primario all’incirca del 20 per cento rispetto ai valori del 2008 e di circa il 50 per cento entro il 2050. In tutti i settori del consumo energetico, che si tratti di corrente, di produzione di calore, di acqua o di mobilità, ci sono potenziali di risparmio. I più consistenti però stanno nel progettare e nel costruire, sia per le nuove costruzioni che per quelle già esistenti. Risparmiare energia è un dovere collettivo.

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